Pagine

martedì 23 agosto 2016

ACCIUGHE FRITTE E PANE SENZA GLUTINE: UN ALTRO CIUFFO BLU FA FELICI I CELIACI...

...oltre a quello della proprietaria del Bacio ad Ortonovo.
Sono stata al Bagno Attilio ai Ronchi qualche sera fa in occasione dei fuochi d'artificio a Marina di Massa: certamente visti ai piedi del Pontile sono ancora più belli, ma per evitare code e resse ci siamo accontentati di assistere a questo spettacolo dalla spiaggia a poco più di un chilometro di distanza. 
Quando mi hanno proposto questa cena mi sono raccomandata come sempre che chiedessero se hanno qualcosa senza glutine e soprattutto se la cucina è attrezzata per evitare la contaminazione incrociata. 
Mi aspettavo che mi dessero un filetto di pesce all'isolana, che di per sé è senza glutine ed ha anche una preparazione facile per evitare il contatto con qualcosa che possa farmi male. Invece con mia grande sorpresa mi hanno portato un abbondante piatto misto con al centro un fumante cartoccio di acciughe fritte! Ebbene sì: sorprendente come un fuoco d'artificio! Oltretutto erano ben fatte: croccanti, non unte e con la carne umida. 

A corredo una buona insalata di pollo ed un altrettanto gustoso tortino di patate e acciughe tipico della tradizione apuana, con le patate del giusto spessore per insaporirsi, diventare croccanti e cedere l'amido all'assemblaggio, inumidito ed inacidito dai pomodorini.
Il tutto accompagnato da un buon Franciacorta brut Lantieri, non uno spumante qualsiasi e neppure uno charmat, ma un metodo classico, anzi di più...un Franciacorta!
Il posto è grazioso e cenare sulla spiaggia ha sempre il suo fascino: da ritornarci!

Pane senza glutine: sì

Bagno Attilio
Lungomare Levante, 96
Massa fraz. Ronchi

lunedì 22 agosto 2016

LA MARGUTTIANA A FORTE DEI MARMI (FEAT. BK1)


La cena della Marguttiana a Forte dei Marmi è ormai una tradizione, che segna piacevolmente l'inizio delle mie vacanze. 
Quest'anno Simone Galligani, il patron di BK1, si è superato sia per la mise en place che per la bontà delle pietanze, con un'attenzione particolare a che fosse tutto senza glutine.  
Molto belli i bicchieri di cristallo ed i centrotavola semplici ed eleganti: dei contenitori di vetro riempiti con verdure di  diverso tipo, dalle zucchine ai peperoncini alla verza.


Siamo stati accolti con sfiziosi appetizers e cocktails ottimi per il loro equilibrio, che hanno introdotto un risotto allo zafferano e curcuma, con le spezie delicatissime che hanno profumato una crema avvolgente sul chicco cotto al punto giusto.
La seconda portata è stato un maialino ovviamente tenerissimo. Io non scelgo mai a ristorante e neppure acquisto carne di animali in tenera età, quindi ho bandito agnello & co., ma già che era stato cucinato, ho gustato questo lattonzolo al forno, che è stato sapientemente rivisitato rispetto alle tradizionali ricette: oltre alle verdure di accompagnamento cotte in teglia, la carne era appoggiata su una vinaigrette all'aceto balsamico che dava al piatto quell'acidità perfetta per invogliare un altra forchettata di lattonzolo e verdure.
E per finire un cremoso gelato al fiordilatte adagiato su una zuppetta di mirtilli, credo aromatizzata al marsala. Anche in questo caso il contrasto fra il frutto ed il vino liquoroso oltre al caldo-freddo e liquido-solido di gelato e zuppetta ha reso anche il dolce una portata davvero gradevole.
Non avrei potuto dare migliore inizio alle mie vacanze...ci rivediamo alla prossima Marguttiana.

lunedì 15 agosto 2016

UNA STELLA MICHELIN ILLUMINA IL MARE DI VIAREGGIO


Ho trascorso molte serate dello scorso inverno all'hotel Plaza per seguire prima il mini corso e poi il primo livello del corso per sommelier, ma mai avrei immaginato che sopra le nostre teste ci fosse una bella terrazza con vista sul mare!


L'ho scoperto qualche giorno fa a una cena organizzata dalla Fisar Versilia per i saluti estivi e per dare il benvenuto a Luca Landi, che col Lunasia ha portato in dote una stella Michelin. Come sempre hanno pensato a noi celiaci ed è stato possibile gustare tutte le portate, eccetto il dolce, senza glutine.

I protagonisti della serata, ovviamente, sono stati i vini, anzi gli spumanti, anzi i Franciacorta (!) de La Montina. Sì perché se ci fate caso i produttori di quel felice lembo di terra bresciano al confine con Bergamo non chiamano i loro prodotti spumanti, ma Franciacorta, un modo per rafforzare ancor di più il marchio, per far comprendere quanto sia essenziale il terroir, rendendo quel vino altro anche rispetto allo spumante. 
Ed in effetti non è solo spumante, così come il Barolo non è solo vino rosso, ma è il disciplinare metodo classico più rigido al mondo e, nonostante lo svantaggio di centinaia di anni rispetto ai cugini francesi, i nostri produttori non se la cavano male. 

Alla cena era presente anche Michele, uno dei tre fratelli Bozza, proprietari dell'azienda vinicola, che è passato di tavolo in tavolo a presentare le sue bottiglie, con l'operosità e la passione tipica dei franciacortini, parte del segreto del loro successo.

Devo dire che mi sono piaciuti tutti, già alla vista, con quel bel perlage fine e persistente!
L'ouverture non poteva essere che il Saten, setoso appunto, che con delicatezza ed in punta di piedi deve aprire il palato alla cena. Questo de La Montina, forse per il fatto che passa in legno (rigorosamente rovere come previsto dall'art. 5 del Disciplinare) come tutti gli altri loro Franciacorta, è meno "vellutato" di molti altri Saten che ho provato ma non è affatto male.
Eccoci quindi pronti all'antipasto misto di terra e di mare: pecorino toscano e prosciutto crudo da una parte e salmone all'aneto e insalata di mare dall'altra. L'abbinamento perfetto è stato con La Montina Brut, che mi è piaciuto molto, in questo caso proprio per il suo affinamento in legno, che dà un carattere particolare ad un vino già interessante per sapidità e bouquet floreale. Devo dire che è sapiente, a mio gusto, anche l'assemblaggio che vira al blanc de blanc (85% chardonnay e 15% pinot nero), che esalta la freschezza di questi Franciacorta.
Coi primi, pasta con orata pomodoro e limone e risotto mantecato agli zucchini, 


è arrivato anche il mio La Montina preferito: il millesimato 2009 Extra Brut Rosè. In questo caso l'assemblaggio è ovviamente invertito: 85% pinot nero e 15% chardonnay. I profumi sono quelli di una bollicina che  ha qualche anno e sta invecchiando bene: frutti di bosco, pesca gialla ed anche uva matura, oltre che pane tostato. In bocca ribadisce la sua personalità: è rotondo e delicato e non teme di essere coperto da pietanze dal sapore deciso, che anzi ne esaltano la qualità.
Quanto ai primi piatti, il riso era ben cotto ed il condimento della pasta interessante, con l'acidità del limone e del pomodoro che ben si sposavano con l'orata. 
Per finire è stato servito con frutta e dolci La Montina Demi sec, che per il dosaggio zuccherino è perfetto per accompagnare le portate di fine pasto. Purtroppo non c'era nessun dolce senza glutine e quindi non posso parlarvene.
La cena è stata molto piacevole e le pietanze mi sono piaciute, sennò non avrei recensito il ristorante (come sapete scrivo solo dei posti in cui ho mangiato bene e che consiglierei ai miei amici), pur tuttavia sono rimasta un po' delusa: non è stata senz'altro all'altezza di una stella Michelin. 
Ritornerò a provare la cucina di Landi perché voglio essere smentita dalle sue certificate capacità, ma vi direi una bugia se ve le decantassi ora, senza averle realmente testate!

Pane senza glutine: sì

Hotel Plaza et de Russie
Piazza Massimo D'Azeglio, 1
Viareggio (LU)

domenica 10 luglio 2016

FRITTURA DI PESCE GLUTEN FREE CON VISTA MARE: ALL'EXCELSIOR SI PUÒ


Quando ho una settimana particolarmente intensa fisso appuntamento coi miei amici per un rilassante e rigenerante aperitivo all'Excelsior per il venerdì: nelle giornate precedenti il pensiero di questo bel momento di svago mi aiuta a rimanere carica e poi al termine della settimana cancella gran parte dello stress. Come dice Banana Yoshimoto: "la vita è fatta di piccole felicità"!
D'inverno sprofondo nei comodi divani del bar interno, mentre d'estate non rinunciamo a salire al quinto piano per godere della bellissima terrazza con vista sul mare apuo-versiliese di fronte a pochi passi e delle Apuane alle nostre spalle: mentre aspettiamo che uno degli impeccabili camerieri venga a prendere le ordinazioni, già la location è sufficiente per rilassarci e farci staccare dalla frenesia del lavoro. 

La scelta dei vini non è ampia, ma i pochi che ci sono non sono affatto male, ed è possibile anche farsi servire un cocktail. 
Quanto all'accompagnamento è possibile scegliere fra un tagliere di salumi e formaggi, delle ostriche oppure, udite udite, una frittura di pesce preparata espressa dallo chef senza glutine!

Non so se a voi capita spesso, ma è raro per me celiaca poter gustare del fritto, perciò sono molto contenta di poterlo fare all'Excelsior!
Oltretutto il pesce è freschissimo e la cottura perfetta: asciutta e croccante al punto giusto.
Se si aggiunge la location, compreso il fatto che non c'è mai ressa, e che il servizio è eccellente, non posso che suggerirvi di provarlo il prima possibile: sono certa che vorrete tornarci presto!

Pane senza glutine: no
Crackers senza glutine: sì

Hotel Excelsior
Via C. Battisti, 1
Marina di Massa (MS)

martedì 5 luglio 2016

DIARIO DI VINO. VINI EROICI AL CINEMA SIVORI...LA DEGUSTAZIONE CONTINUA


Come vi avevo promesso, vi racconto le altre degustazioni interessanti che ho fatto al Cinema Sivori in occasione della rassegna sui vini eroici, organizzata dall'Enoteca Altivini di Genova. Come per le recensioni sui locali gluten free, anche per i vini ometterò di citare quelli che non mi piacciono affatto, dedicandomi solo a quelli che mi convincono per un motivo o per l'altro. Qualcuno potrà obiettare, giustamente, che anche il giudizio negativo è utile per i lettori, ma ho maggiore propensione a parlare del bello e del buono, quando lo trovo, e quindi il mio blog ha questo taglio selettivo.
Il pomeriggio, iniziato egregiamente con i vini di cui ho parlato nel precedente post, è continuato con altri assaggi, purtroppo non tutti, fra i quali mi sono particolarmente piaciuti i seguenti:

AGRINOVA (Susa, TO)

Agrinova vuol dire non solo vino: questa azienda, votata al biologico, produce un'ampia gamma di prodotti, fra cui la patata di montagna della Provincia di Torino, il miele della Val di Susa e numerose erbe officinali di montagna, fra cui il prezioso genepi, che cresce ad alta quota e viene infatti coltivato a Pragelato, in Val Chisone. Dalla lavorazione delle infiorescenze viene prodotto l'elisir di genepi.


Ma veniamo ai vini, che sono inequivocabilmente eroici vista l'altitudine, il microclima e le pendenze particolarmente ripide! L'azienda coltiva vitigni autoctoni della Val di Susa ed in collaborazione con l'Università di Torino ha contribuito al recupero dello Chatus, da non molto iscritto nel Registro Nazionale delle varietà di vite, e che è il vitigno che nel 1938 il prof. Dalmasso ha utilizzato insieme al Barbera per dar vita all'Albarossa.
Io ho provato il Lou Bariò, prodotto da viti di 40 anni di età. Si tratta di un Moscato, che in Val di Susa chiamano Muscat. ma non aspettatevi di bere il solito Moscato: forse perché è allevato a 650 metri, forse anche per via del terreno che non è calcareo ma scistoso, col vantaggio di trattenere bene il calore e di essere ricco di potassio e magnesio.
Questo vino sta 4 mesi sulle sue bucce e per chiarificarlo viene effettuata la flottazione in azoto. L'affinamento avviene solo in acciaio. E' un vino secco con un delicato profumo erbaceo, un sentore di violetta e di frutta fresca.

AZIENDA AGRICOLA CONCARENA (Capodiponte, BS)
Nel taccuino di appunti che mi ero preparata prima della degustazione, c'era anche questa azienda come altre, ma se non fosse stato il titolare a chiamarmi, probabilmente avrei fatto l'errore di non fermarmi al suo banco, per mancanza di tempo. "Poi può venire ad assaggiare i miei vini?" Mi ha apostrofato. Non ero affatto certa che ce l'avesse con me...anzi ero quasi sicura che cercasse qualcun altro. "L'ho osservata, vedo che è esperta, mi dice cosa ne pensa dei miei?" Ho subito sgombrato il campo da equivoci: "Mi dispiace ma non me ne intendo. Proprio perché ho ancora troppo da imparare prendo appunti e rompo le scatole ai produttori". Ma grazie a questo errore di valutazione ho assaggiato i riesling di Concarena, prodotti da un vignaiolo giovane, che sa il fatto suo ed è dotato di una buona dose di umiltà e passione che senz'altro lo porterà ad ottenere importanti riconoscimenti.


Questa azienda, nel cuore della Valcamonica, a mio avviso è eroica per più di un motivo: non solo perché coltivano la vite fra i 400 ed i 500 metri d'altezza con pendenze importanti, attorno ai 15%, con tutte le difficoltà di allevamento e vendemmia che questo comporta, ma anche perché le vigne sono situate in una valle fra due montagne (Concarena e Pizzo badile, rispettivamente 2500 e 2400 metri di altezza), nel versante "solivo", quello che riceve il primo sole al mattino, e quindi l'esposizione solare è di poche ore al giorno, con una forte escursione termica.
Le vigne, dislocate fra Cemmo e Ono San Pietro, sono abbastanza giovani (6/8 anni) e sono impiantante su un conoide di deiezione e quindi si tratta di terre miste ricche di calcare antico, frutto di millenni di sedimentazione, che danno diverso nutrimento alle piante e in profondità c'è del gesso, che fra qualche anno renderà ancora più interessanti questi vini.
Ho assaggiato due annate di Videt, riesling renano in purezza, vitigno ideale per il terroir di concarena: ama il freddo e la forte escursione termica. La vendemmia, vista altitudine e temperature, avviene abbastanza tardi senza comprometterne la freschezza, grazie alle temperature poco miti. La vinificazione avviene in acciaio a temperature fra i 16 e i 18 gradi.
Il Videt ha un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli ed ero titubante ad assaggiare il 2014: già è stata un'annata poco fortunata ovunque, figuriamoci in Valcamonica, in un punto che prende poco sole! E invece non è affatto male, ha una bella freschezza ed è sapido. Credo abbiano sapientemente aspettato ancora di più rispetto ad altri anni a vendemmiare così i profumi si sono "fissati" e a differenza di tanti vini di questa annata non è affatto piatto: si sentono bene la mela verde, gli idrocarburi, la mineralità e credo che non avrà problemi di longevità. Certamente avrà lunga vita il 2012, ancor più sapido del 2012, con gli stessi profumi del 2014 ed anche un sorprendente zafferano!

CASCINA BANDIERA (San Sebastiano Curone, Loc. Bandiera, AL)

Lo so che non dovrei essere così di parte, ma devo dirlo: sono stati i miei preferiti! Non per il vino o per le modalità di allevamento della vigna o per il rispetto profondo che hanno della terra o per la loro simpatia...ma per tutte queste cose insieme. 

Innanzitutto la loro degustazione è stata verticale e alla cieca: hanno portato diverse annate, perché ogni anno con la diversità di clima che lo connota dà un carattere diverso al vino e non mi hanno svelato fino all'ultimo di che vitigno si trattasse. Ingannata dalla zona ho subito pensato che fosse un timorasso, anche se quel sapore meno ruvido e il profumo più aggraziato non mi hanno fatta sbilanciare nella risposta che, infatti, sarebbe stata errata! Questi due coniugi milanesi che hanno deciso di trasferirsi in campagna producono con eleganza e sapienza un ottimo Chardonnay! 
Innanzitutto mi raccontano che stanno in località Bandiera il cui nome deriva dal fatto che San Sebastiano Curone è situato al confine fra tre Regioni (Lombardia, Piemonte e Liguria) e c'è una torre sulla quale in passatoveniva posta una bandiera per le comunicazioni. Essere un crocevia di tradizioni diverse, anche in virtù del fatto di trovarsi sulla via del sale che da Genova portava a Milano, ha reso questo Comune un borgo molto interessante e ricco di cultura ed è stato scelto da questi eccezionali vignaioli per intraprendere la loro azienda biodinamica, filosofia in cui credono e che hanno sperimentato da più di 30 anni. 
I terreni sono marnici e la mineralità si sente nei vini di tutte le annate, specialmente quella più vecchia. 
Il rispetto profondo per Madre Natura si vede nelle modalità con cui producono il vino e non solo perché seguono i dettami della biodinamica, ma perché, come tanti biodinamici, "ascoltano" ed assecondano quello che combina il clima, cercando di esaltare le caratteristiche di ogni annata, cosicché ogni vino abbia qualcosa da raccontare e da ricordare.
Va sottolineato che non utilizzano anidride solforosa, nemmeno un'ombra: riescono a sopperire all'azione del diossido di zolfo, addizionando di anidride carbonica il vino in autoclave e talvolta azzardano a non filtrarlo, ma non quello di pronta beva, che sarebbe troppo facile, ma quello che potrebbe durare nel tempo. Non si tratta però di uno sciocco azzardo: nel 2012 le fecce residue ci sono ed ho bevuto un vino di carattere, neppure minimamente compromesso dalla mancata filtrazione. Il vino prodotto invece nel 2011 è rimasto 11 mesi sulle sue fecce fini ed anche in questo caso non hanno affatto corso il rischio di guastare il prodotto finale, anzi!
Il 2010 ha fatto fermentazione pellicolare, rimanendo 19 giorni sulle bucce e si vede questa scelta sia nel colore giallo dorato che nel delicato tannino che si percepisce in bocca.
Il 2007 ha un netto profumo di melone e di caramella, mentre il 2006, che è il più minerale di tutti, ha una leggera ossidazione che non dispiace e ricorda qualche champagne francese, in cui come sappiamo è deliberatamente voluta, ed ha un sentore di composta di mele e di albicocca.
Tutte le annate sono caratterizzate da un persistente ed al contempo non preponderante aroma di idrocarburi e si sente tanto anche il timo, che fanno crescere alto ai piedi delle viti e cede all'uva il suo aroma.
Credo di essere stata a scocciare questi produttori un tempo lunghissimo perché alla mia curiosità si è sommata la loro grande gentilezza e voglia di condividere la loro sapienza ed i loro vini con grande generosità ed umiltà, nonostante producano delle eccellenti bottiglie.

Spero che il prossimo anno ripetano questa rassegna e che si diffonda la conoscenza dei vini eroici, perché significa promuovere il lavoro dell'uomo e la qualità dei prodotti - non fosse altro perché le uve sono raccolte a mano e non con vendemmiatrici che oltre a non selezionare le uve raccolgono di tutto -, ma vuol dire anche preservare la biodiversità ed esaltare le caratteristiche che ogni terroir ci offre.





Le immagini inserite in questo post sono tratte in massima parte da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarmelo: saranno subito rimosse